Lo studio ha analizzato il livello di beni pubblici incorporati nei prodotti agroalimentari a Indicazione Geografica. Partendo dal concetto di sistema agroalimentare locale, la generazione di beni pubblici è stata osservata sia sulla catena del valore sia sul territorio

Grazie al contributo di numerosi professori, tra cui Filippo Arfini, Elena Cozzi e Maria Cecilia Mancini dell’Università di Parma, lo studio ha calcolato un unico indice per le tre dimensioni dei beni pubblici tra le quali le questioni legate al patrimonio culturale, i temi socio-economici e le risorse naturali, al fine di fornire un’interpretazione facile e veloce delle stesse. 

L’evidenza empirica preliminare condotta su due casi di studio di prodotti a Indicazione Geografica, Parmigiano Reggiano DOP e Ternasco de Aragón IGP, suggerisce che vi sono diversi livelli di beni pubblici incorporati nelle Indicazioni Geografiche, a seconda delle dimensioni analizzate. Il metodo proposto dallo studio si pone come obiettivo quello di essere uno strumento semplice ed efficace per supportare le buone pratiche dei responsabili politici e indicare i campi di intervento in cui gli indici mostrano che è possibile apportare miglioramenti.

Inoltre, il metodo sviluppato permette di descrivere le implicazioni sociali delle attività aziendali per gli stakeholder e per i consumatori mentre l’indice aggregato permette di confrontare l’impatto delle Indicazioni Geografiche fornendo informazioni ai decisori politici.

Fonte: Arfini, F.; Cozzi, E.; Mancini, M.C.; Ferrer-Perez, H.; Gil, J.M. Are Geographical Indication Products Fostering Public Goods? Some Evidence from Europe. Sustainability 2019, 11, 272. https://doi.org/10.3390/su11010272