Chiara Bardini è amministratrice delegata di Agrimontana, l’impresa cuneese specializzata nella produzione di marron glacés, arance candite, confetture e miele
Agrimontana è stata fondata nel 1972 da Cesare Bardini trasferendo l’attività di un piccolo opificio di Roccavione a Borgo San Dalmazzo. Il marrone candito attira l’interesse del gruppo Illy che nel 2022 investe in una partecipazione.
I loro marroni glacés sono conosciuti in tutto il mondo, da gli Stati Uniti al Giappone, top di gamma per i grandi maestri pasticceri. Non per nulla il primo cliente è stato Iginio Massari e lo rimane tuttora. Chiara Bardini, classe 1974, lo racconta con orgoglio parlando dell’azienda alimentare Agrimontana fondata da suo padre Cesare a Borgo San Dalmazzo. In mezzo ai castagneti, sul posto della materia prima. Era il 1972, quest’anno ricorre il 50esimo anniversario di un’impresa a conduzione familiare che difende la sua anima artigianale malgrado la crescita a due cifre. Ora a dirigerla ci sotto lei e il fratello Luigi, entrambi direttori generali, lo zio Enrico è presidente e si occupa del mercato estero. Insieme a 90 dipendenti producono i famosi marrons glacés, arance candite per i panettoni, confetture, miele, ingredienti per l’alta pasticceria.
«Quando parliamo di un’azienda di famiglia intendiamo una famiglia allargata, non solo il nucleo ristretto,
ma anche tutte le persone che lavorano con noi e si tramandano il mestiere nei territori», spiega lei che è la mente strategica del prodotto, la scienziata della frutta candita. Una delle poche donne a dirigere un’azienda nel cuneese. Dopo la laurea nel ’99 in Scienze e tecnologie alimentari all’Università Cattolica di
Piacenza, si è sempre occupata di supervisione e controllo della qualità, ricerca, sviluppo e selezione delle materie prime.
«Rimaniamo artigianali, ma oggi è richiesta una preparazione diversa da quella di una volta, l’innovazione industriale è stata imprescindibile per aiutare la crescita». Considerata il «motore tecnico» dell’azienda, è anche una degustatrice sopraffina. Lo stesso Massari, grande amico del padre, ha definito il suo un «palato assoluto».
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Fonte: L’economia